Dei diritti e della S.I.A.E

Prima o poi sarebbe arrivato questo momento. Dopo aver tediato amici e conoscenti con i miei discorsi sulla SIAE, ora tocca ai lettori del blog. Magari sono pure le stesse persone, quindi doppia razione, mi spiace. Ho aspettato qualche giorno dall’uscita del decreto firmato dal Ministro Bondi che estende la validità del famoso/famigerato equo compenso a player MP3, smartphone, Pc, decoder e dischi rigidi multimediali. Si prevedono ingenti incassi per la SIAE, uno degli enti o società o lobby con la più bassa popolarità in Italia. Almeno così sembra.SIAE
Non sto a dilungarmi sulle contraddizioni che affliggono l’ente, ho scritto una tesi di laurea su questo, preferisco fare una riflessione un po’ più generale. Io non sono stupito affatto per questo provvedimento. Nell’assurda logica in cui opera la SIAE appoggiata dallo Stato e dai potenti gruppi economici che operano nel settore, questo decreto è un atto di coerenza. Se si paga l’equo compenso su Cd e Dvd perché non farlo anche sugli Hard Disk? Sono comunque supporti di memorizzazione di dati. Per chi non lo sapesse l’equo compenso è un balzello che si paga su tutti i supporti in grado di contenere o registrare dati, quindi anche cassette, nastri o masterizzatori. Una quota preventiva che andrà nel calderone dei diritti SIAE da ripartire tra autori ed editori non si sa bene come. Il principio è infatti che se tu compri quel supporto probabilmente ci registrerai sopra materiale tutelato, quindi devi pagare. Attenti però a non chiamarla tassa: effettivamente non lo è giuridicamente, ma lascio a voi le dovute considerazioni, sempre che questo possa fare la differenza.
Un atto di coerenza dunque. Sì perché se lo consideriamo tale, probabilmente potremmo usare argomentazioni più acute, ricordandoci qual’è il problema iniziale: perché devo pagare gli autori se compro un cd vergine che magari mi serve per lavoro. Persino Confindustria si è svegliata e ha fatto sentire la sua voce evidenziando, giustamente, il danno per l’imprenditore. Inspiegabile però l’entusiasmo di FIMI, o forse sì: già perché i costi per i discografici potrebbero anche aumentare tassando i Cd, ma con tutto il resto si forma una “mazzetta” abbastanza pesante da far tacere Mazza e soci.
E cosa c’entra tutto questo con il diritto dell’autore? Il nostro ordinamento, come quello francese, si distingue ne suo fare riferimento proprio al diritto dell’autore, a differenza dei paesi anglo-americani dove vige il concetto di Copyright. Ma la convergenza ormai è totale. Senza ripetere che se le norme in materia di copyright sono contestate in tutto il mondo, noi abbiamo a che fare anche con una società di tutela anacronistica, disorganizzata e iniqua. Solo i vertici, quelli che percepiscono i soldi sorridono, all’interno è guerra tra autori e fazioni contrapposte come neanche nel far west. Basti pensare ai vari commissariamenti.
Ma il punto centrale è proprio questo. Nonostante le lamentele e i piagnistei gli autori continuano ad associarsi, chi per obbligo discografico, chi per paura di abbandonare la tradizione verso soluzioni più innovative come le Creative Commons. Molte di queste persone poi, come mi è capitato di sentire in questi giorni da conoscenti, sono in prima fila nel fuoco delle critiche. Lo trovo incoerente, queste persone sanno di essere associati ad un ente che esercita pressioni sul legislatore in modo da avere privilegi per la categoria professionale che rappresenta. E’ come se i produttori di cacciaviti si accordassero nella Società Italiana Cacciaviti (SIC) per ottenere attraverso lo Stato dei privilegi, come una tassa su ogni cacciavite venduto o su ogni vite che viene avvitata. Sono una categoria che persegue i propri interessi imponendoli al cittadino, rendendo sporco e contestato il nobile lavoro dell’artista.
Questa gente che ora critica sa con chi ha che fare, ma continua a finanziarli. Probabilmente non sono d’accordo mai con i vertici che li rappresentano, anzi, NON li rappresentano visto che sicuramente non si presentano neanche alle elezioni SIAE. Qualcuno potrà dire che il miglior modo per combattere i soprusi della SIAE è criticare e farsi sentire dall’interno. Io dico che se ne fai parte ne sei già praticamente complice e allora non ti sorprendere di tasse, decreti, sanzioni ecc, perché questi lo fanno anche in tuo nome.
L’unico modo per opporsi alla SIAE quindi, è non farne parte.

IL COLLUTTORIO

Visto il particolare interesse sulla vicenda mi piacerebbe che qualcuno mi scrivesse all’indirizzo di posta elettronica veronesigabriele@gmail.com. Pubblico volentieri anche le mail contenenti minacce o infamie.

Per chi volesse leggere la mia tesi ecco il link qua sotto, sono graditi feedback, opinioni e idee per eventuali sviluppi.
La SIAE e la gestione collettiva dei diritti dell’autore

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~ di gabrieleveronesi su gennaio 18, 2010.